Il secondo appuntamento dei “Venerdì della scienza”, organizzato dagli Amici del Liceo, ha riscosso molto successo, tanto che le sedie della spaziosa sala erano tutte occupate: ciò sia per l’argomento affrontato, che può incuriosire tutti, sia per il relatore, il neurologo, psicoterapeuta e psichiatra dottor Gabriele Camboni.
La sala, arricchita da numerosi quadri, ricchi di colori e sfumature, ha fatto da cornice alle slide, proiettate durante il corso di tutta la conferenza, e alla chiarezza espositiva del relatore: il tutto ha reso facile anche per me, che ovviamente non conoscevo i profondi meccanismi del cervello, comprenderne il funzionamento e arricchire, così, le mie conoscenze. Penso sia stata molto utile, in quanto mi ha permesso di conoscere gli aspetti principali della mente umana e di compiere un viaggio attraverso essa, intrapreso partendo dal commento della frase “ Stanco di curare gente che non guariva, mi sono dedicato al cinema ” di Dino Risi, con la quale solo in parte concorda il prof. Camboni, che al contrario del grande regista, ha continuato e continua a prendersi cura dei suoi pazienti.
Partendo dal neurone e dai suoi miliardi di connessioni, ha spiegato alcuni luoghi comuni e, talvolta, smentito o confermato alcune credenze popolari; in particolare, ha consigliato a tutti di allenare la propria mente per renderla più viva e forte anche attraverso l’uso di smartphone e computer, attivando le connessioni cerebrali, perché possono rappresentare anch’essi un ottimo modo per esercitarsi, oltre ai più classici scacchi o parole crociate; inoltre ha spiegato quali siano le cause e le differenze tra l’ansia e la paura e come riuscire a superarle anche attraverso una tecnica di “svezzamento”, che mira a desensibilizzare l’amigdala, regolatrice della paura, e, quindi, a superare le fobie, per esempio analizzando l’elemento che provoca ansia e, mediante un lento e progressivo percorso, capire che non si tratta di un pericolo, per riuscire a non esserne più spaventati.
Il relatore ha poi risposto ad alcune domande, come: “Vi è mai capitato di ripetere gesti o parole rituali prima di un esame o di un incontro importante? Pensate che si tratti di superstizione o che ci sia qualcosa d’altro?” La risposta è che si tratta spesso di un disturbo ossessivo – compulsivo, per cui molte persone sono costrette a impiegare la loro mente in altro, come fare inutili calcoli o indossare la stessa cravatta, per combattere l’ansia; è un meccanismo di difesa del cervello, a volte funzionale, ma che può anche diventare patologico.
Oppure: “Qual è il limite tra follia e genialità?”. Sicuramente, non vi è sempre un corrispettivo tra la follia e la genialità, infatti l’una può essere stimolante per l’altra e la follia può anche far sviluppare peculiarità artistiche o letterarie, come è evidente in molti artisti. Tuttavia, restano dei problemi di adattamento, per cui un folle non potrà essere accettato pienamente nella società, nonostante abbia qualità artistiche eccezionali.
Ha seguito, poi, un simpatico confronto tra la mente delle donne e quella degli uomini: è scientificamente provato che le donne possiedono più connessioni tra i due emisferi e più materia bianca, mentre gli uomini hanno più connessioni intraemisferiche e più materia grigia: in sintesi, le donne tengono conto più del percorso rispetto all’obiettivo, al contrario degli uomini. Sia nei maschi sia nelle femmine, comunque, il cervello pesa circa il 2% di tutto il corpo, ma consuma circa il 20% dell’ossigeno che respiriamo e questo mi fa davvero capire quanto esso sia importante e come, da esso, derivino tutte le emozioni che proviamo e i pensieri che abbiamo: è importante quindi averne cura.
Per concludere, riporto quello che mi ha fatto più piacere sentire, cioè la differenza tra l’emisfero destro e quello sinistro, quindi tra la parte più creativa, che ha una visione globale delle cose, e quella più scientifica, che, invece, ne analizza i singoli componenti; insomma, il carattere di una persona deriva proprio da questo, dalla collaborazione tra il poeta e l’ingegnere presenti dentro di noi.
Martina Ceraudo IIB