Una visita alla Scuola Decroly di Bruxelles

Nel corso del Novecento si sviluppò tra Europa ed America la pedagogia sperimentale delle cosiddette “scuole attive”. "Attive" perché il bambino, centro del discorso pedagogico, viene attivamente coinvolto nel processo di apprendimento secondo la metodologia del “learning by doing” (“imparare facendo”), che sposta l'obiettivo didattico dal semplice e mnemonico possesso di conoscenze (sapere), al più complesso e concreto sviluppo e utilizzo di competenze (saper fare), nell’ottica di una piena ed effettiva realizzazione di sé (saper essere). Istruzione ed educazione, dunque, che insieme costituiscono la formazione di un individuo che la scuola prefigura come cittadino responsabile, critico e democratico: un essere umano libero e autonomo, in grado di esprimere se stesso e di contribuire al bene della comunità.

Tra le scuole attive più importanti per la significativa traccia lasciata nella storia della pedagogia dell’ultimo secolo, vi è senz’altro l’Ecole Decroly (dal nome del medico e pedagogista Ovide Decroly, che la fondò nel 1907), nota anche come Scuola dell’Ermitage, con sede a Bruxelles in Belgio, che comprende diversi gradi di istruzione: dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria superiore.

Mosse dal principio dell'imparare facendo, le classi 5D e 5U del Liceo delle Scienze Umane “Sereni” di Luino, accompagnate dai docenti Giusy Del Favero, Marco Fazio e Roberto Sala, si sono recate in visita d'istruzione alla Scuola Decroly di Bruxelles nei pomeriggi del 2 e 4 aprile scorso: un’opportunità per una preziosa esperienza sul campo che si deve alla cortese disponibilità ad accogliere le classi da parte di Françoise Guillame, Coordinatrice del “Centre d’Etudes decrolyennes”. Gli incontri sono stati articolati con due intense lezioni dialogate tenute dalla docente Marcelle Clarinval, che per quarant’anni ha insegnato Francese e Filosofia all’Ecole Decroly. Madame Clarinval ha illustrato con chiarezza i principi del metodo Decroly, con un racconto ricco di aneddoti sulla vita del pedagogista, intrecciato a ricordi della propria esperienza di insegnante, che ha affascinato tutti i presenti; molte sono state anche le domande e le considerazioni che hanno animato il dibattito.
Il metodo didattico di questa scuola è costruito a partire dai bisogni del bambino (nutrirsi, sentirsi protetto dalle intemperie, difendersi, lavorare, riposarsi e realizzarsi) e si basa sui concetti di libertà e interesse, concentrandosi sulle potenzialità e capacità del singolo individuo, per prepararlo “alla vita mediante la vita”: la scuola deve già essere “vita” per il bambino. L’originalità di questo metodo si evidenzia, poi, nella “funzione di globalizzazione” (l’idea, cioè, che il bambino apprenda sempre a partire da un contesto globale d’esperienza per lui significativo): le diverse discipline lavorano sincronicamente sul medesimo “centro di interesse” dell’alunno e i loro programmi sono progettati raccordando le esperienze didattiche a tale interesse: questo approccio conferisce un aspetto “naturalmente” multidisciplinare all’apprendimento e sviluppa negli alunni un’attitudine alla collaborazione e alla democrazia che li accompagna per tutta la vita. Al termine degli incontri, Madame Clarinval ha fatto dono alle classi di due interessanti volumi che documentano la storia dell’Ecole Decroly, unitamente ad una serie di materiali didattici che costituiscono un’importante testimonianza dell’innovativo lavoro pedagogico di Ovide Decroly ed uno stimolo per un ulteriore approfondimento della sua metodologia di insegnamento.

Prof. Roberto Sala
Video: Prof.ssa Giusy Del Favero