Ma qual è più concretamente il ruolo del confine nella società di oggi?
Siamo in un mondo in cui il potere appartiene a chi, esercitandolo, oltrepassa linee geografiche, ma soprattutto, come conseguenza, la linea dei valori umani fondamentali, che mai dovrebbero essere messi in discussione.
Attraversare i confini
I confini rappresentano un concetto problematico, ma allorché sussistono in una società anche complessa come quella odierna, bisogna adattarsi ai suoi standard e proteggere ciò che di caro esiste, in quanto abitati da umani che condividono lo stesso pianeta.
A Gaza il confine rappresenta tutto per i Palestinesi, perché al suo interno non c’è alcuna ricchezza, solo il legame della gente alla propria terra.
Il 27 febbraio 2025 il presidente statunitense Donald Trump ha pubblicato sui social un video di trentaquattro secondi creato con l’intelligenza artificiale che dovrebbe fungere da trailer per il suo progetto per Gaza: trasformare la striscia di Gaza in una località turistica di lusso. Il video è arricchito da effigi del presidente in oro, soldi dal cielo e una colonna sonora che recita “Trump Gaza number one”.
Questo post dice tanto sull’epoca in cui vivo e viviamo: l’uomo, nello specifico il presidente di uno degli Stati più potenti al mondo, pubblica su tutti i suoi social e quindi davanti a tutto il mondo un video creato da un algoritmo, un’intelligenza artificiale, in cui sostiene ideali fascisti, colonialisti, classisti e suprematisti. Si potrebbero aggiungere molti altri aggettivi, quasi uno per frame spaziando nei più svariati campi discriminatori ma risulterebbe quasi fuorviante.
Questo video viene “piazzato” sui social, dove il primo elemento pubblicato ha più risonanza e sarà il più visionato dagli utenti contrariamente alle critiche. Il dissenso nella sezione commenti è presente, ma limitato attraverso un clima scherzoso e di supporto, non si legge lo sdegno. Per trovare delle concrete critiche bisogna uscire dal contenuto originale.
Questo video tratta la questione territoriale più scottante da decenni con una superficialità disarmante e un atteggiamento egocentrico e bambinesco, rappresentando un programma di monopolio statunitense che dovrebbe prevedere un controllo del territorio che crei un mostruoso sistema turistico, disastroso anche dal punto di vista ecologico, sul sangue di un genocidio di un popolo spodestato in cui i corpi umani, che si sentono un gruppo grazie a un sentimento identitario creato a fatica necessitano un territorio, un posto da chiamare casa.
Casa che può essere tale solo quando non si è in conflitto.
Pretendere di legiferare dunque sulla casa altrui, sul proprio spazio vitale è impensabile.
Quando due popolazioni sono in conflitto il sentimento identitario si rafforza e gli attriti aumentano, ma non si può lasciare una persona senza un posto sicuro in cui esprimere la propria identità e la propria umanità.