Non so come iniziare, ma so come finire: Sanremo 2025 non mi è piaciuto rispetto agli anni di Amadeus, poche canzoni che mi hanno colpito davvero e poco spazio per il resto. Mancava solo Carlo Conti che spingeva i cantanti fuori dal palco e poi davvero c’era tutto.
Nonostante tutto, ovviamente da buon italiano medio, l’ho guardato e inevitabilmente ho parlato solo di quello per tutta la settimana santa. Mentre scrivo deve ancora disputarsi la serata finale, quindi non so ancora chi sarà il vincitore, ma ormai mi sembra scontato puntare su Lucio Corsi. È banale dire che mi ha colpito il suo inno alla normalità? Sì, ma penso che bene o male sia l’idea che ci siamo fatti tutti, come sono sicuro che tutti o quasi tutti ci siamo commossi davanti alle parole di Simone Cristicchi. Di questo festival non rimarranno momenti iconici come Bugo che lascia il palco dell’Ariston o Blanco che distrugge i fiori della scenografia (Topo Gigio che canta ha comunque un qualcosa di storico), anche se i tormentoni ci sono (Coma_Cose e The Kolors non si smentiscono). Dicevo, sarò vecchio io, ma i testi mi sono sembrati quasi tutti uguali e senza personalità, ma quei due li apprezzo particolarmente. Aggiungo anche Brunori Sas, l’ho conosciuto grazie alla colonna sonora di “Odio l’estate” e mi sono innamorato subito della sua voce. Nella sua lettera alla figlia parla da padre, ma forse ho sentito (o voluto sentire) anche dei riferimenti alla situazione triste della malavita nella sua terra, la Calabria. Con buona pace di tutti gli altri artisti in gara, a partire dalla nostra Clara, spero vivamente che tutti ascoltiate le loro tre canzoni.
Federico Grilli
Federico Grilli