Il progetto di Educazione civica della classe 5°A. La mafia tra storia, politica e cultura.

         
                      UN SICILIANO VERO NON TRADISCE MAI

                 Il traditore: la vera storia di Tommaso Buscetta

«Traditore io? Chi ha osato attribuirmi questo appellativo? Io non sono un traditore, non sono un pentito, nemmeno uno spione o un infame. Sono stato un uomo d’onore sono pronto a pagare il mio debito con la giustizia.»
Questa la probabile reazione di Tommaso Buscetta di fronte al titolo dato dal regista Marco Bellocchio al suo film Il traditore del 2019, vincitore di sei David, sette Nastri d’Argento e candidato agli Oscar del 2020.
Cari lettori, si è sbagliato il regista o aveva ragione Buscetta? Con questo articolo vi proponiamo una riflessione su questa produzione cinematografica, in linea con il nostro progetto di Educazione Civica: La mafia tra storia, politica e cultura.
A nostro avviso e anche per la critica - non scordiamoci che si tratta di una pellicola pluripremiata - questo film può essere considerato un efficace prodotto audiovisivo nel sensibilizzare contro il crimine organizzato, nonostante alcune scene possano essere mal interpretate. Non dobbiamo, tuttavia, essere giudici intransigenti: sappiamo benissimo che rappresentare le dinamiche del fenomeno mafioso non è semplice, soprattutto se la vicenda narrata è incentrata sulla vita di un boss, erroneamente ritenuto un pentito dall’opinione pubblica. Pentito? Vocabolo ambiguo... se cercassimo tale termine su un dizionario, troveremmo una definizione che suonerebbe più o meno così: «Che prova, rimorso, rammarico o rincrescimento per qualcosa.» Il fatto però, è che Buscetta, come dichiarato in
precedenza, di essere stato un mafioso non si è mai pentito. Quindi, altro che traditore! D’altronde, ragazzi, dovete sapere che uno dei punti chiave del codice d’onore di Cosa Nostra è proprio l'assoluta devozione e fedeltà al clan mafioso. Insomma, in parole povere, se diventi un mafioso, devi esserlo per tutta la vita. Con questo però, non intendiamo dire che il regista abbia fatto una scelta errata per quanto riguarda il titolo, dal momento che Buscetta potrebbe essere considerato sì un traditore, ma della nuova mafia. Forse vi starete chiedendo: «Nuova mafia? Perché esiste una vecchia mafia?» Secondo Buscetta sì e quindi, ascoltando le sue parole, si potrebbe essere indotti a pensare che esista una mafia cavalleresca e, di conseguenza, ad incentivarne una sua visione romantica. Piú volte, infatti, don Masino sottolinea l’esistenza di una mafia originaria, la “vera” Cosa Nostra, garante di lavoro e protettrice della povera gente e che non si sarebbe mai permessa di uccidere donne e bambini. A sostegno di questo, il protagonista ricorda due episodi: il primo riguardo ad una processione popolare, armata di cartelli e favorevole all’operato delle cosche, in quanto incrementano i tassi di occupazione; il secondo riferito, invece, alla mancanza di coraggio nello sparare ad un uomo che teneva in braccio il suo piccolo figlio.

In realtà, questa mafia originaria, portata avanti dallo schieramento palermitano, condivide la stessa radice della sua successiva evoluzione in “Cosa mia personale”, sostenuta invece dai Corleonesi, nonostante questa sia più incentrata sulla lotta per la presa di potere e sul traffico di droga.
Dunque, una buona mafia non esiste!

Un altro dei rischi di questo film è quello di simpatizzare con Buscetta. Lo stesso attore Pierfrancesco Favino, che interpreta questo personaggio, ha ammesso: «Confesso che mi mette in difficoltà il fatto di sapere di avere delle cose in comune con lui: un certo romanticismo, un certo idealismo, l’amore per la famiglia.» Anche noi spettatori, inevitabilmente, siamo portati a notare il suo lato umano ed ad entrare in immedesimazione secondaria con lui. Di particolare impatto è l’affetto provato per i figli e il fratello, aspetto messo in luce attraverso manifestazioni di sofferenza e sensi di colpa per la loro morte.
A suscitare molta compassione sono inoltre le pene e le torture subite in Brasile, a seguito della cattura. Agghiacciante il trattamento ricevuto da Buscetta e la moglie per estorcere loro informazioni riguardo al traffico di droga: penzoloni ad alta quota, in procinto di cadere da due elicotteri, sguardo nello sguardo, l’uno con il viso insanguinato, l’altra con un'espressione di terrore, entrambi sopraffatti da un clima d’attesa di un possibile passo falso. Come si fa in questi casi a non provare empatia per quest'uomo? Lo stesso regista ci spiega quanto sia difficile rappresentare un tal personaggio e non mostrarlo come un mito: una persona carismatica, un gangster anni cinquanta, amante della bella vita, ma privo di ambizioni di potere. Una persona, insomma, che ha esercitato il suo fascino su gran parte della popolazione siciliana.
Fino a qui, forse, il nostro giudizio vi potrà essere sembrato alquanto puntiglioso, ma lasciamo adesso spazio ai numerosi punti di forza di cui può vantare questo lungometraggio.
In primis, non può essere di certo criticata l’impeccabile ricostruzione storica degli avvenimenti, ciascuno di essi riportato con le proprie coordinate spazio-temporali. Siamo negli anni ottanta e il principale campo di battaglia della seconda guerra di mafia è la Sicilia, ma numerose vicende sono dislocate anche fra il Brasile e gli Stati Uniti. Fin dalla prima scena, abbiamo la possibilità di immergerci nell’ambientazione di quegli anni, grazie ai discorsi dialettali tra i personaggi e all’atmosfera di festa nella villa di Stefano Bontade, dove emergono alcuni dei caratteri principali dell’organizzazione mafiosa. Impossibile non notare la ricchezza ostentata negli ambienti, negli arredi e nei vestiti, potuti acquistare grazie ai ricavi derivanti da traffici illeciti. Per non parlare dei decori religiosi: le statue, i simboli cristiani e soprattutto il culto di Santa Rosalia potrebbero indurci a ritenere i mafiosi fedelissimi devoti. Ovviamente, non è così, a dimostrarlo sono i quotidiani episodi di violenza
spietata, se non addirittura di sadismo. Le inquadrature, le luci fredde e le colonne sonore impiegate accentuano la rappresentazione degli orrori nudi e crudi, senza risparmiare nulla allo spettatore. Ne sono esempio l’omicidio del giovane Giuseppe Inzerillo, al quale viene rotto il braccio prima di essere ucciso, oppure il caso dei figli di Buscetta, torturati e poi strangolati a morte dagli ex-complici. Tutto questo ci dimostra il falso volto della mafia, che, sotto l’immagine di una famiglia solidale, cela le gelosie e i tradimenti presenti al suo interno. Quelle stesse gelosie che poi diventeranno rivendicazioni nel corso del maxi processo.
Ci spostiamo dunque nell’ambito politico, un altro degli aspetti indagati con minuziosa attenzione e attinenza al reale, a partire dall’ambientazione dell’aula del tribunale, delle difficoltà comunicative insorte tra i giudici e gli imputati, impacciati nell’esprimersi correttamente in italiano senza ricorrere ad espressione dialettali e sfacciate. Un’atmosfera surreale e straniante avvolge questo processo, dipinto con un pizzico di comicità: mafiosi ingabbiati quasi fossero belve feroci tra le maggiori attrazioni di uno zoo, che creano un clima di confusione dato dalle loro grida irrispettose e spregevoli. Per non parlare delle scuse assurde inventate per trovare ad ogni costo una via di scampo, da chi si cuciva la bocca pur di non parlare a chi richiedeva una pausa fumo per “iperventilare i polmoni...”.
Se tutto questo vi sembra un’esagerazione, allora pensate a quanto sia assurdo che la politica, la quale dovrebbe ergersi a paladina della legalità, sia in realtà in collusione con la mafia. A titolo esemplificativo, il film ricostruisce il caso Andreotti, mostrando per la prima volta un Buscetta sconfitto, perchè, dovete sapere, che la politica corrotta grazie alla sua fitta rete di contatti, alla fine vince quasi sempre.
C’è un altro protagonista che è stato una vittima e che non può assolutamente mancare in un film che parla di mafia. É stato un magistrato, da sempre impegnato nella lotta contro le organizzazioni criminali e l’immoralità del governo. Avete capito di chi si tratta? Se state pensando a Borsellino o a Falcone, siete sulla strada giusta, ma noi in questo caso ci stiamo riferendo al secondo. «L’unico di cui mi fidavo, - come ci rivela Buscetta - un uomo fedele ad un’idea antica di giustizia e rispettoso di un desiderio di verità al di là del compromesso.» É proprio grazie a questo insolito rapporto di amicizia, se siamo riusciti ad ottenere molte informazioni riguardo alla mafia, o meglio a Cosa Nostra, in quanto, secondo
gli “uomini d’onore”, la mafia non esiste, ma è solo un’invenzione giornalistica. Se siete curiosi di sapere quale sia la sua struttura, vi lasciamo direttamente alle sue parole: «Devi figurarti una piramide, alla cui base ci sono i soldati semplici. Tre famiglie formano un mandamento con il suo capo. Al vertice di questa piramide, c’è la Commissione con il suo boss, eletto da tutti i soldati di tutte le famiglie.»
Queste confessioni potrebbero farci ricadere di nuovo nell’errore di ritenere Buscetta un pentito, ma noi ve lo ribadiamo: non è così. In quest’uomo non vi fu alcuna traccia di un pentimento morale e interiore, in quanto le sue deposizioni furono frutto del desiderio di protezione per la famiglia, di principio di sopravvivenza e vendetta verso i Corleonesi. Ne abbiamo prova nella scena finale: che sia un sogno o un fatto accaduto realmente, egli porta a termine il compito di sparare all’uomo nel giorno del matrimonio del figlio, unico momento in cui avrebbe potuto sorprenderlo senza il ragazzo a fargli da scudo. È proprio vero che l’ambiente in cui si cresce può plasmare l’individuo e, se il contesto sociale è caratterizzato da violenza, l’aggressività scorrerà inevitabilmente nelle sue vene.
Noi vogliamo però terminare con una nota di speranza e quale conclusione migliore se non direttamente con una citazione di Falcone?
«La mafia non è invincibile. É un fatto umano, e come tutti i fatti umani, ha un inizio e avrà una fine.»

Ringraziamo di cuore Sara Ingegnere per la sua preziosa collaborazione con il Giornalino: in bocca al lupo per la tua futura e fantastica vita!!!