Scambio culturale della classe 4 ALF del Liceo Sereni di Luino con la Francia: riflessioni di una Prof.
Sono passati ormai diversi giorni dalla partenza dei corrispondenti francesi della 4 ALF, dell’indirizzo linguistico Esabac, in visita in Italia per la seconda fase dello scambio culturale organizzato dal liceo Sereni di Luino.
Si è ormai attutito il clamore degli ultimi saluti e degli abbracci, accompagnati da qualche lacrima, o da qualche sorriso tirato per nascondere emozione e malinconia. E come sempre alla fine di un’esperienza con le classi, mi chiedo cosa sia stato quello che abbiamo vissuto, cosa abbia significato per me, per i ragazzi.
Sicuramente per un’insegnante è una grande impresa (e una scommessa), che richiede tanto impegno, tanto tempo per pensare, preparare e organizzare, consapevole che non mancheranno gli imprevisti, gli ostacoli, le difficoltà, che basterà un nonnulla per mandare all’aria tutto un programma nello spazio di un istante…Ma tant’è…Certo, la prospettiva da cui una docente può considerare questo scambio non può essere la stessa di quella di studenti adolescenti e il bilancio che ognuno di loro potrà fare di questaesperienza cambierà a seconda di tante variabili personali: la propria capacità di adattamento, il modo di vivere le relazioni interpersonali, la voglia, o meno, di lasciarsi coinvolgere nella scoperta di una nuova realtà, di un diverso modo di vivere, di conoscere nuove persone e il coraggio (o la paura?) di
abbandonare il consueto habitus mentale quotidiano, per riscoprirsi come neonati, nuovi, più fragili e vulnerabili forse, forse anche intimoriti da tante novità e da una condizione di totale autonomia, ma anche con l’entusiasmo di mettersi in gioco e la curiosità di sondare le proprie capacità e, perché no?, di riconoscere anche i propri limiti.
abbandonare il consueto habitus mentale quotidiano, per riscoprirsi come neonati, nuovi, più fragili e vulnerabili forse, forse anche intimoriti da tante novità e da una condizione di totale autonomia, ma anche con l’entusiasmo di mettersi in gioco e la curiosità di sondare le proprie capacità e, perché no?, di riconoscere anche i propri limiti.
In qualunque caso, che lo si voglia ammettere o no, alla fine di questo scambio qualcosa è successo, qualcosa è cambiato per tutti, qualcosa ci ha arricchito, è stato acquisito, ha messo radici in noi e ha cominciato a sedimentarsi, a partire da quel giorno in cui, a lezione, mi sono trovata davanti a quaranta ragazzi, venti italiani e venti francesi, con la sensazione di avere davanti a me non più due gruppi distinti per paese e provenienza, ma un’unica classe di quaranta studenti e altrettanti incontri di persone e altrettanta varia umanità.
Quanto abbiamo dato all’altro e quanto abbiamo ricevuto nel nostro rapportarci a questi nuovi compagni di cammino? Difficile dirlo, ed è anche bello, per me, che ognuno, soprattutto ogni ragazzo, conservi gelosamente quella sua naturale ritrosia nel comunicarlo e che ognuno continui piuttosto a dialogare con quella nuova cartella aperta da poco nel proprio cuore, in cui “postare” i ricordi più belli, le risate, gli strafalcioni di grammatica, le uscite, le emozioni e i bei momenti passati insieme, con la speranza che è anche un augurio da parte mia, che dal granello virtuale di quella nuova cartella possa germogliare la pianta semplice e vera di una nuova e duratura amicizia.
Prof.ssa Lauretta Pirani
Prof.ssa Lauretta Pirani