Le Donne e l'Olocausto

 Molte donne, non appartenendo alla razza ariana, erano considerate non conformi. Dopo travagliati viaggi arrivavano in campi di concentramento dedicati dove venivano smistate in base alla loro utilità: quelle ritenute utili venivano mandate nei campi di lavoro, tutte le altre invece venivano mandate nelle camere a gas. L’obiettivo era l’annientamento della loro dignità. Qui venivano sterilizzate, maltrattatate, stuprate e in caso di gravidanza in seguito allo stupro, il destino del bambino stava nel suo poter “essere germanizzato” o meno.

Le donne si fecero forza a vicenda, creando gruppi di mutua, ciò permise ad alcune di loro di sopravvivere, anche se con conseguenti traumi fisici e psichici.

Come numerose sono le esperienze nei campi di concentramento delle donne ebree, altrettanto numerosi sono i nominativi delle donne che fanno parte del registro dei Giusti tra le Nazioni. Il termine, coniato a seguito della guerra mondiale, è stato utilizzato per indicare coloro che, nonostante la loro non appartenenza al popolo ebraico, hanno agito eroicamente, prestando aiuto a coloro che, dall’altra parte, si trovavano in una situazione di estrema difficoltà, anche a rischio della propria vita e senza alcun interesse personale. Tra queste donne, vi sono anche alcune italiane, come Clelia Caligiuri, Ida Brunelli Lenti e Madre Barbara Lavizzari.

Liliana Segre, invece, nata nel 1930, è una delle ultime testimoni italiane della Shoah. Nel 1938 venne espulsa da scuola perché ebrea. Nel 1944 fu portata nel campo di sterminio di Auschwitz. Ma nonostante tutto, si considera una delle più fortunate, infatti fu scelta per lavorare in una fabbrica. Questo impegno le permetteva di lasciarsi dietro per qualche ora l’atmosfera di terrore.

Prima della fine della Guerra fu obbligata a intraprendere la Todesmarsch (marcia della morte), che si concluse con l’arrivo nel campo di Malchow, dove Liliana venne liberata il 2 maggio 1945 dai Russi. Oggi la Segre è il simbolo della lotta contro la discriminazione razziale e il nazifascismo.

Vanessa Rizzi, Elena Bandieramonte, Maddalena Chiodo, 5BL