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Nilde Lotti che stringe in mano una copia de "Corriere |
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, cominciò a interessarsi alla politica, avvicinandosi al Partito Comunista Italiano, partecipando anche alla Resistenza. Inizialmente svolgeva la funzione di staffetta porta-ordini, poi aderì ai gruppi di di-fesa della donna (una formazione antifascista femminile del PCI) diventandone il personaggio più rilevante.
Nel dopoguerra venne eletta presidente dell'Unione Donne Italiane di Reggio Emilia (gruppi femminili e donne antifasciste con lo scopo di lottare contro l’occupazione, per favorire l’emancipazione femminile e per promuovere i diritti per le donne nella Costituzione che si stava creando).
Nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente, nelle file del Partito Comunista Italiano.
" Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell'Assemblea Costituente, entrando a far parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione. Fin dal suo impegno nell’Assemblea Costituente, Nilde Iotti ha mostrato la sua attenzione per la condizione femminile.
Entra infatti a far parte della sottocommissione impegnata a preparare una stesura di articoli dedicati ai diritti e doveri dei cittadini e sostenne la necessità di emancipare la donna all'interno della famiglia e della condizione sociale.
La donna, secondo Iotti, doveva essere pensata non più come moglie e madre, ma come cittadina, con pari dignità so ciale e si battè, durante i lavori nell’Assemblea Costituente, per affermare il principio di parità tra i coniugi e il riconscimento dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio e delle famiglie di fatto.
La sua fu una battaglia per l'emancipazione femminile, e si mostrò contraria all'introduzione, nella Costituzione, di un articolo che sostenesse il principio dell'indissolubilità del matrimonio, quindi non era concesso il divorzio, ma fu il primo passo per l’introduzione di questo articolo.
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Nilde Lotti durante un discorso in Parlamento |
Nel 1962 entrò a far parte della direzione nazionale e nello stesso anno fu eletta per la prima volta in Parlamento, dove si impegnò per la concessione del divorzio, che fu poi introdotto dopo il referendum del 1974. Fu la prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato.
Arrivò vicina ad essere eletta Presidente del Consiglio, ma non ebbe abbastanza voti per vincere. Fu comunque la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla Presidenza del Consiglio.