Katharine Graham

 


Katharine Graham fu la prima donna a dirigere una grande casa editrice di un importante quotidiano americano. Ha diretto il suo giornale di famiglia, The Washington Post, per oltre due decenni, supervisionandolo nel suo periodo di maggiore fama.

Katharine, detta “Kay” e nata come Meyer, nacque a New York il 16 giugno 1917 da una famiglia benestante composta da Agnes Elizabeth e Eugene Meyer.

Nel 1933, il padre comprò il “The Washington Post” ad un’asta, dopo la bancarotta causata dalla depressione del 1929.

Fu cresciuta da tate, governanti e tutori visto che i suoi genitori viaggiavano molto e lei li poteva vedere raramente.

Katharine frequentò l’Università di Chicago e dopo la laurea andò a lavorare per un giornale di San Francisco, dove aiutò a coprire uno sciopero importante da parte dei lavoratori delle banchine. Nel 1938 iniziò a lavorare per il Post.

Il 5 giugno 1940 sposò Philip Graham, un laureato all'università di Harvard. Nel 1946 il padre si dimise e consegnò il Post a Philip, che divenne l’editore. Katharine non si sentì offesa da questa scelta viste le convenzioni sociali dell’epoca e la scarsa considerazione che aveva di sé.

Durante il matrimonio, Philip soffriva di alcolismo e Katharine scoprì che aveva una relazione con Robin Webb, una giornalista australiana di Newsweek. Egli ebbe un esaurimento nervoso e infine si suicidò con un fucile.

Katharine dovette quindi prendere le redini dell’azienda. Non sapeva però come fare e visto che era terrorizzata dall’immenso potere che si era trovata tra le mani fece in modo di circondarsi di consiglieri maschi, che però la trattarono come una marionetta.

La nascita del movimento delle donne e il suo controllo sul Post portò a dei cambiamenti nel suo atteggiamento e la portò a promuovere l’uguaglianza di genere all’interno della sua compagnia.

Divenne una grande azionista e una potente decision-maker per la compagnia.

Il 13 giugno 1971, vennero pubblicati sul New York Times i Pentagon Papers. Si trattava di un rapporto riservato e top secret di documenti provenienti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, raccolti dal segretario della Difesa. All’interno di questi documenti si trovavano le bugie, i casi di corruzione e le vere opinioni riguardanti la guerra del Vietnam di Presidenti e ufficiali dell’esercito.

In quel periodo era presidente Richard Nixon, che ricorse alla Corte Suprema per impedire al Times di continuare nella pubblicazione dei Pentagon Papers.

Dopo le prime tre pubblicazioni, il ministero della Giustizia riuscì a ottenerne la sospensione, ma successivamente la Corte Suprema degli Stati Uniti autorizza il Washington Post e il New York Times a procedere. Il direttore del Post entrò in possesso dei documenti e, visto lo stallo del New York Times, pubblicò la parte restante del rapporto. La decisione spettava però a Katharine, che dovette scegliere se mettersi nei guai con la giustizia oppure informare i cittadini su chi fossero veramente i politici che li governavano. Dal momento in cui diede l’ok per la pubblicazione, divenne la donna più potente e temuta d’America.

Katharine Graham sosteneva che l’autonomia che gli editori avevano bisogno per produrre un buon giornale dovesse essere considerata una libertà, non una licenza.

Katharine guidò il Post fino all’età di 80 anni. Successivamente scrisse una biografia intitolata “Personal History”, grazie a cui vinse il Premio Pulitzer nel 1998.

Katharine nel corso della sua vita arrivò addirittura a decidere di rischiare il proprio futuro e quello del Washington Post. Quando tutti intorno a lei le consigliavano di mollare il colpo, ritirarsi per restare una ricca ereditiera casalinga, lei rispose di continuare a pubblicare, anche se erano in pochi, o forse nessuno, a credere in lei.

Katharine Graham morì a Boise il 17 luglio 2001 a seguito di una caduta che le provocò un grave trauma alla testa.

 Dafne Moroni e Silvia Bragnuolo, 5BL