"Quando l’uomo non c’è": un racconto ai tempi del coronavirus

Sono le due del pomeriggio e mi annoio. Sono giorni che giro per casa come un leone rinchiuso in una gabbia. Sono stanca di rimanere rinchiusa. Io vivo in città, a Milano, odio la città, ma non posso farne a meno i miei lavorano qua.

Di solito il fine settimana andiamo in un piccolo paese sul lago Maggiore e rimaniamo lì una notte a dormire e io scompaio per tutto il giorno. Vago nel paese, nei boschi, ovunque voglia ma all’aria aperta. E durante la settimana, se proprio non resisto, mi è concesso di prendere la bici e pedalare fino al parco, non è come al lago ma è sempre qualcosa.

Ora invece non posso andare più al lago e sono ormai diverse settimane che non esco di casa nemmeno per andare a scuola. L’emergenza Coronavirus ci costringe all’interno dei muri della nostra casa che, mentre durante i periodi normali ci ispirano sicurezza, ora appaiono ai nostri occhi come muri di una prigione. E io non sono da meno, noi non abbiamo il giardino e quindi l’unico spazio all’aperto disponibile e lo stretto balcone della sala, passo il giorno a vagare per casa senza nulla da fare. Di primo pomeriggio i miei si ritirano a riposare dopo aver lavorato tutto il giorno in streaming e io sono sola, di fratelli o sorelle non ne ho. Ho finito i compiti e le lezioni del giorno e ora non ho più nulla da fare, adesso come noi mai rimpiango di abitare in città e di non avere un giardino. Salgo in camera mia, che si trova al secondo piano del nostro appartamento, e mi getto sul letto e, con i miei capelli scuri che mi coprono gli occhi, mi addormento.

Nel sogno esco dal mio corpo e divento invisibile, ora sono libera, posso uscire di casa. Apro la finestra e, con naturalezza come se non avessi mai fatto nient’altro in vita mia, volo via.

Mi sento leggera e la case appaiono piccole e lontane sotto di me, ma non ho paura, è come se il mio corpo sapesse di non essere lì con me e quindi di non avere nulla da temere.

Le strade sono vuote e non ci sono auto in giro, l’aria è così pulita che sembra di essere al lago ma quello che mi colpisce è il silenzio. È come se per un’attimo avessi udito i rumori sulla Terra prima dell’uomo, prima delle città, all’inizio.

Intanto che penso, senza accorgermene, sorvolo l’Italia e sotto di me vedo le altre nazioni scorrere una dopo l’altra. Anche le guerre, per la prima volta nella storia dell’uomo, sono sospese, nessuno spara più e il silenzio continua a essere impressionante. Il cielo è grande e immenso senza gli aeroplani che lo attraversano e gli animali stanno piano piano riprendendo il loro territorio ora che l’uomo non li disturba.

Salgo ancora e esco dal soffitto della terra, l’atmosfera sotto di me rende la terra così bella e misteriosa, poi scivolò tra le stelle, come l’acqua in un canale, e punto verso il luogo più nero dell'universo.

Mi sveglio, so che è un sogno, ma in sogno so di aver visto ciò che davvero è il mondo in questo momento. Come sarebbe bello se fosse sempre così! Se le guerre cessassero per sempre e il cielo tornasse di nuovo pulito ma si tornasse a uscire e a ammirare questo paradiso.

Possibile che sia necessario un virus e che delle persone muoiano perché questo accada?
Non lo so, so solo che io proverò lo stesso a rivedere il mondo del mio sogno.

Lucia Tosi (1AL)