Il coraggio di dire no, un monologo teatrale per raccontare la storia di un Giusto

Prima di tutto, quanti di noi sanno cos’è un giusto?
Un giusto è una persona che ha dedicato la vita, o comunque parte della sua vita, agli altri, senza pretendere riconoscimenti e senza pretendere premi, ha fatto quello che ha fatto perché non ha trovato ragioni per non farlo.

Lunedì 25 marzo, ho assistito insieme alla mia classe e alle terze scientifico e scienze umane ad uno spettacolo teatrale dal titolo "Il coraggio di dire «no»" al centro Asteria a Milano.

Questa è la storia di Giorgio o Jorge Perlasca , un uomo ,che durante la Seconda Guerra Mondiale, con un semplice passaporto falso, una carta che gli dava l’incarico di funzionario dell’Ambasciata Spagnola (sempre falsa) ed una lettera di riconoscimento del servizio svolto in terra ispanica come volontario sotto la dittatura di Franco, ha salvato la vita a più di 5.000 ungheresi di religione ebraica e non solo.

Il monologo, scritto e diretto da Alessandro Ottolini, è struggente, ripercorre passo passo tutte le vicende accadute a questo personaggio; dalla firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 in seguito al quale verrà incarcerato in quanto fascista e poi scarcerato, fino alla liberazione di Budapest da parte delle armate russe nel 1944 e all’epilogo della sua vita, dove tornerà a Maserà di Padova, il suo paese d’origine, dalla moglie e dal figlio.  

Giorgio è un personaggio controverso, faceva parte delle milizie fasciste delle quali non ha mai ripudiato gli ideali fino alla fine, ma che comunque difronte all’applicazione delle leggi razziali ha avuto il coraggio di opporsi, sempre, dicendo il suo “no” e discostandosi dall'alleanza tra Italia e Germania.

Ha avuto alcuni riconoscimenti, tra cui un albero, nel viale dei Giusti, a Gerusalemme, forse il più importante per lui.

Giorgio Perlasca è stato un eroe silenzioso, anche se ho posizioni differenti credo che definirlo un "eroe" sia un giusto riconoscimento, perchè nonostante il suo passato, nelle milizie fasciste, dobbiamo ricordarci che ha messo a repentaglio la sua stessa vita per salvarne altre, pur sapendo che probabilmente non gli sarebbe "venuto in tasca" assolutamente nulla se non avesse raccontato la sua storia, cosa che ha fatto ma dopo svariati anni dalla vicenda senza comunque pretendere nulla.

Sono rimasta personalmente molto colpita dallo spettacolo non solo per la storia e per l'argomento trattato ma anche per la bravura dell'attore che, completamente da solo, ha raccontato una storia così incredibile. 
La cosa che mi ha dato molto su cui riflettere è stato probabilmente il fatto che lui è rimasto in un territorio ostile nonostante avesse tutti i motivi ed i mezzi per abbandonarlo, nulla lo teneva legato a Budapest se non questioni lavorative divenute poi di scarsa importanza dopo l'8 settembre del 1943, ma nonostante ciò, non lo ha fatto, non è scappato, neanche difronte ad una sconfitta quasi imminente.

Irene Brioschi, 3BL