Venerdì 12 maggio tutti noi alunni delle terze dell’istituto abbiamo partecipato, insieme ad alcune quinte, all’assemblea d’istituto riguardante il carcere, la droga e il rap tenuta dal rapper romano Armando Sciotto, in arte Chicoria. Lui ci ha portato a conoscere molti aspetti sui citati argomenti, anche sulla base delle sue esperienze di vita. Infatti, invece di iniziare con complicate spiegazioni o cose simili, ha esordito con due semplici verità che lo riguardano: la prima è che il suo titolo di studio è solo la terza media; la seconda è che lui ha passato cinque anni della sua vita in carcere a causa di errori che spera che noi non commetteremo. Proprio da questi due aspetti è partito il suo discorso, che ci ha mantenuto tutti attenti per due ore. L’inizio non è stato facile, sembrava che stesse pagando la tensione del momento. Quando poi però ha sentito i primi applausi arrivare dal pubblico, dopo la sua presentazione personale, ha proseguito senza problemi. La prima cosa che ha sottolineato è sicuramente l’importanza di avere competenze, non solo scolastiche ma anche pratiche. In merito a questo ci ha parlato di quello che fa lui nella vita. Infatti, oltre ad essere un rapper, ha anche scritto un libro, partecipa a trasmissioni televisive, va a parlare nelle scuole, produce capi di abbigliamento. Ciò che più colpisce è che tutte queste attività le ha imparate semplicemente osservando ciò che accadeva intorno a lui e cercando di capire come farle. Terminata questa parte di introduzione, legata a ciò che lui ha “nella testa”, è poi passato a parlare di quello che aveva prima: soldi e droga.
Ci ha raccontato tutta la sua esperienza, prima da consumatore, poi da spacciatore di stupefacenti, che l’ha portato a cinque anni di carcere. La parte più convincente del discorso è stata sicuramente questa. La sua descrizione della vita da carcerato è stata molto diretta, ma realistica. La prima cosa che ha sottolineato è stata la differenza tra la vera vita da delinquente e quella mostrata dalle serie tv e dai film. Il carcere per lui non è stato gloria e onore ma, anzi, la condivisione di una cella di pochi metri quadrati con altre nove persone, tra cui il russo Vladimir, di cui ricorda (ancora con disgusto) la scarsa igiene. Per provare a convincerci ulteriormente, e credo che non ce ne fosse più bisogno, ha anche fatto un esempio pratico interagendo direttamente con alcuni di noi. Credo però che non sia stato neanche questo a tenere alta la nostra attenzione per più di due ore, e neanche il linguaggio che ha utilizzato. Probabilmente la parte più importante di questo suo tentativo di farci capire qualcosa che a lui ha fatto molto male è stata la sua sincerità, scaturita da ogni sua frase.
Federico Grilli 3^A
Ci ha raccontato tutta la sua esperienza, prima da consumatore, poi da spacciatore di stupefacenti, che l’ha portato a cinque anni di carcere. La parte più convincente del discorso è stata sicuramente questa. La sua descrizione della vita da carcerato è stata molto diretta, ma realistica. La prima cosa che ha sottolineato è stata la differenza tra la vera vita da delinquente e quella mostrata dalle serie tv e dai film. Il carcere per lui non è stato gloria e onore ma, anzi, la condivisione di una cella di pochi metri quadrati con altre nove persone, tra cui il russo Vladimir, di cui ricorda (ancora con disgusto) la scarsa igiene. Per provare a convincerci ulteriormente, e credo che non ce ne fosse più bisogno, ha anche fatto un esempio pratico interagendo direttamente con alcuni di noi. Credo però che non sia stato neanche questo a tenere alta la nostra attenzione per più di due ore, e neanche il linguaggio che ha utilizzato. Probabilmente la parte più importante di questo suo tentativo di farci capire qualcosa che a lui ha fatto molto male è stata la sua sincerità, scaturita da ogni sua frase.
Federico Grilli 3^A