Vittorio Sereni: il valore della poesia e dell'amicizia

Il 13 ottobre 2025 si è tenuto un incontro su Vittorio Sereni a Palazzo Verbania. Erano presenti numerose classi del Liceo di Luino e a tenere questa conferenza erano due docenti universitari, la prof.ssa Martignoni e il prof. Motta, accompagnati da due dottorande in Lettere dell’Università di Friburgo, dott.sse Piccina e Dalla Costa. Siamo stati altresì onorati dalla presenza di una delle figlie di Vittorio Sereni, Giovanna.

Vittorio Sereni è stato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento. Egli nacque il 27 luglio 1913 a Luino, una cittadina sul Lago Maggiore. Questo luogo segnò profondamente la sua formazione umana e poetica, diventando un riferimento costante nelle sue composizioni. Il poeta studiò all’Università Statale di Milano, dove si laureò ed entrò in contatto con importanti intellettuali dell’epoca, ed esordì come poeta nel 1941 con la raccolta “Frontiera”, un'opera in cui emerge il profondo legame con Luino.

Durante la Seconda Guerra Mondiale fu ufficiale dell’esercito italiano e nel 1943 venne fatto prigioniero nei campi in Algeria. Questa esperienza segnò una svolta nella sua vita. La prigionia, vissuta come un’esclusione forzata dalla storia e, pertanto, come una sconfitta, divenne il nucleo di “Diario d’Algeria”, una raccolta, scritta nel 1947, in cui è evidente il trauma storico determinato dalla guerra e la testimonianza della perdita, dell’impotenza e della responsabilità morale.

Negli anni immediatamente successivi alla guerra, Sereni attraversò un lungo periodo di silenzio creativo, legato a una profonda crisi del senso della poesia. La violenza della storia e l’esperienza della prigionia, infatti, avevano incrinato la sua fiducia nella parola poetica, percepita come inadeguata di fronte alla situazione sociale. Tuttavia non si trattò di un abbandono della scrittura, ma di una fase di ripensamento radicale del ruolo del poeta e del valore dell’esperienza.

Nel dopoguerra Sereni visse prevalentemente a Milano, lavorando come direttore editoriale presso la casa editrice Mondadori, ruolo che lo rese una figura centrale nel panorama culturale italiano. Con il trascorrere del tempo, si accostò nuovamente alla scrittura poetica. In particolare nel 1965, attraverso l’opera “Gli strumenti umani” - una raccolta caratterizzata da un andamento più prosastico ma con tratti linguistici alti e nobili - inaugura una nuova fase della sua scrittura, rivelando una poesia consapevole del limite e della dignità della parola. L’ultima raccolta, “Stella variabile” (1980), accentua i tratti tormentati della sua poesia e sviluppa un discorso polifonico e permanente, in cui la voce poetica si misura costantemente con il tempo e con la storia.

La scrittura di Sereni si fonda su una concezione esperienziale della poesia. Pur essendo un autore profondamente acculturato, infatti, egli si immerge nell’attività compositiva attingendo alla sua esperienza personale. La sua poesia nasce da ciò che è stato vissuto, osservato, sofferto, e, proprio per questo, si discosta dalla astrattezza. Tuttavia l’esperienza personale non resta chiusa nell’esperienza soggettiva, ma viene collettivizzata, trasformandosi in una rappresentazione realistica della condizione dell’uomo. La poesia di Sereni, infatti, trasforma

l’esperienza personale in una riflessione universale. Il suo realismo non si limita a rappresentare la realtà ma la esplora in modo profondo, analizzandone gli aspetti morali ed esistenziali e interrogandosi sul trascorrere del tempo e sulla memoria. In questo orizzonte, Luino, a cui il poeta era profondamente legato, emerge come tematica fondamentale. Anche quando Sereni si allontanò fisicamente dalla città, infatti, essa continuò a vivere nella sua poesia come luogo legato alla memoria, all’origine, ma anche come spazio in cui si definisce l'identità del poeta. Il paesaggio del lago, il porto, le strade e l’atmosfera della cittadina sono rievocati nei versi di Sereni come immagini di un passato che non è soltanto legato a un sentimento di nostalgia, ma rappresenta una realtà da interrogare continuamente. Pertanto è evidente l'unicità dell'attività poetica di Sereni, dal momento che i suoi componimenti attraversano la storia e il tempo e fanno della concretezza dell'esperienza il proprio punto di partenza, restando ancorati al ricordo di Luino, custode della memoria e della sua voce letteraria. La città è, infatti, orgogliosa di custodire l’Archivio Vittorio Sereni, un dono prezioso per Luino, che simboleggia la profondità del legame tra il poeta e il suo luogo d'origine.

Questo incontro, oltre a descrivere lo stile poetico di Vittorio Sereni, si è incentrato sulla presentazione di un carteggio, curato dalle due dottorande, ovvero una collezione di scambi epistolari tra il poeta e un suo amico intellettuale e scrittore contemporaneo dei suoi tempi, Fernando Bandini. Tra di loro si instaura una profonda amicizia che li porterà a collaborare in campo letterario numerose volte. In queste lettere si confrontano su riflessioni sia personali sia legate al loro contesto storico. La loro amicizia sarà sempre la luce nei più grandi momenti di sconforto e, come afferma Sereni nel suo libro “Il grande amico”, Bandini sarà la persona su cui poter sempre contare e con cui condividere un legame che va oltre la superficialità. Gli stili di scrittura di ciascuno sono diversi, quindi ne deriverà una stima reciproca che li spingerà a migliorare e perfezionare continuamente la loro produzione letteraria.

Un grande tema di questo scambio epistolare è il valore che ha la poesia per i due poeti. Vivendo in un’età fortemente anti-poetica, siccome ogni cosa deve avere un valore commerciale seguendo la logica del capitalismo, la poesia di conseguenza perde un po’ il suo valore intrinseco, cioè quello di esprimere le emozioni umane per il puro bisogno di farlo. Nonostante ciò i due intellettuali portano avanti la loro vocazione e missione poetica, una sorta di responsabilità nei confronti dell’intera umanità di fare da portavoce delle emozioni scaturite dalle esperienze che ogni uomo fa nella vita. Per Bandini la poesia è una sorta di cura per liberarsi dalle tossine politiche e sociali, essendo lui molto attivo da quel punto di vista. Per Sereni la poesia è invece un mezzo per comprendere il mondo esterno e il proprio mondo interiore. Nonostante la loro visione poetica assuma due declinazioni diverse, entrambi considerano la poesia quale testimonianza quotidiana e collettiva volta a trasformare in meglio l’umanità.

Infine abbiamo ascoltato la preziosa testimonianza di Giovanna Sereni, la figlia dell'illustre poeta, che ha svolto un ruolo essenziale anche nella scrittura del carteggio, rendendosi sempre disponibile al confronto con le curatrici, che, grazie a lei, sono riuscite a capire e rielaborare in modo completo le fonti.

Giovanna Sereni, al fine di completare la descrizione del padre, ha rievocato alcuni momenti, molto utili per ricostruire il profilo del poeta, tra cui Bocca di Magra, un luogo legato all'anima di Sereni. Infatti qui il poeta trascorse lunghi periodi e intrecciò rapporti con altri intellettuali, in particolare durante il periodo della maturità. Nei componimenti sereniani è possibile evidenziare rimandi molto frequenti ai suoi ricordi legati a questi luoghi ed in particolare al fiume, al mare, al porto e alle colline, elementi collegati allo scorrere del tempo e alla precarietà dell'esperienza. Bocca di Magra, pertanto, è un luogo legato al presente e al mutamento e si conferma come punto di riferimento nell’esperienza poetica di Sereni.

In conclusione, l'incontro ci ha dato la possibilità di costruire un profilo completo di Vittorio Sereni, approfondendo la conoscenza del poeta e analizzando le sue opere e le sue caratteristiche compositive, il suo profilo caratteriale e il suo legame con i luoghi che hanno segnato la sua vita. In particolare Luino, custode della sua origine e della sua memoria, e Bocca di Magra, un luogo di fondamentale importanza per il poeta. La poesia di Sereni, capace di trasformare l'esperienza personale in una riflessione universale, rimane un punto di riferimento duraturo nel panorama del Novecento italiano, che risente ancora oggi della sua influenza.

Sofia Castorini, Alessia Raimondi (5D)