Una giornata in Collegio (Padova, 1963-1964)

Negli anni Sessanta, il Collegio femminile di Padova, frequentato da molte ragazze fino alle scuole medie, era un luogo ordinato e rigoroso, gestito dalle suore. All’interno vi era una chiesa, dove si imparavano i canti tradizionali, e grandi lavanderie che servivano a mantenere puliti i vestiti contrassegnati da etichette con nomi o numeri.

La vita quotidiana

Le ragazze dormivano in camerate enormi, con una trentina di letti allineati. La giornata iniziava presto: al suono della campanella ci si alzava e ci si preparava per la scuola. Prima di uscire, tutte si recavano in mensa per la colazione composta soltanto da pane e latte. Poi, in fila per due, accompagnate da una suora, si partiva verso le scuole elementari statali. A mezzogiorno si rientrava in Collegio per il pranzo, anch’esso molto frugale.

Dopo il pasto, c’era un’ora o due di ricreazione: d’inverno nella grande sala giochi, d’estate nel giardino rigoglioso, pieno di vegetazione, si potevano praticare giochi come il calcetto. Successivamente le ragazze svolgevano i compiti nelle aule. Le suore spesso aiutavano chi aveva i genitori lontani, magari emigrati all’estero, a scrivere lettere.

Verso le cinque del pomeriggio arrivava un momento di relax, seguito dalla cena, che veniva servita molto presto. Dopo qualche gioco, la giornata si concludeva con la preghiera e il riposo nelle camerate.

Il fine settimana

Nei weekend le suore organizzavano laboratori di cucito e lettura. Le feste religiose, come Natale o le ricorrenze dei santi, erano celebrate con grande entusiasmo: le ragazze preparavano ghirlande e lavoretti di carta, mentre a Carnevale le suore cucivano costumi e truccavano tutte le allieve, trasformando il collegio in un luogo di festa.

I rapporti con la famiglia

Una volta al mese, all’incirca, era consentita la visita dei parenti. In quelle occasioni, le ragazze ricevevano caramelle, panni da aggiungere al corredo e qualche vestito. Le suore si occupavano di lavare e stirare tutto con cura.

Due volte l’anno venivano organizzate gite particolari: non vere escursioni, ma visite guidate in altri Collegi, per mostrare alle famiglie e alle ragazze la possibilità di proseguire gli studi in quei luoghi dopo le medie. Le vacanze erano limitate alle grandi festività: Natale, Pasqua ed estate. Le cerimonie religiose più importanti, come la Prima Comunione e la Cresima, si svolgevano nella chiesa di Arcella, con la presenza di un vescovo dedicato.

Il racconto restituisce con chiarezza e vividezza la quotidianità di un Collegio femminile degli anni Sessanta, evidenziando la disciplina, la semplicità della vita e il ruolo centrale delle suore nell’educazione e nella cura delle ragazze. La descrizione dei momenti di studio, gioco e preghiera insieme alle feste religiose e ai rapporti con le famiglie compongono un quadro completo e realistico di un’epoca in cui la comunità e la tradizione erano valori fondanti.

🌱Riflessione personale

Ciò che colpisce maggiormente è il contrasto con la realtà odierna: oggi la scuola e la vita dei giovani sono caratterizzate da libertà, tecnologia e individualismo, mentre allora prevalevano regole comuni, rituali condivisi e un forte senso di appartenenza. Questo racconto invita a riflettere su quanto la disciplina e la semplicità possano aver contribuito a formare persone resilienti e capaci di apprezzare le piccole cose. Allo stesso tempo, ci ricorda che la memoria di quei luoghi e di quelle esperienze non è soltanto un frammento del passato, ma un patrimonio culturale che ci aiuta a comprendere meglio chi siamo oggi.

Alice Picheca (3ALAV)