La bellezza della diversità: recensione dello spettacolo teatrale "Lo Specchio della Regina"

Il 10 maggio 2025 alcune classi quarte e terze del Liceo Sereni hanno avuto l’opportunità di assistere, presso il Teatro sociale di Luino, allo spettacolo teatrale ‘‘Lo Specchio della Regina’’ della compagnia ‘‘La Ribalta’’ di Bolzano, un’esperienza che ci ha profondamente colpiti.
Al termine della rappresentazione, alle classi quarte del Liceo delle Scienze Umane, è stato affidato il compito di redigere una recensione che potesse congiungere la scenografia con la sfera emotiva, analizzando quanto lo spettacolo fosse riuscito a trasmettere. I criteri di questa recensione sono stati forniti nel corso di un incontro preparatorio tenuto dall’attore Dario Villa del Teatro Periferico di Cassano Valcuvia, collaboratore del progetto ‘‘Critical Mind’’, un percorso di allenamento delle competenze critiche tramite l’attività teatrale.
Attraverso un’attenta osservazione delle scene e una profonda immedesimazione nei personaggi, abbiamo realizzato una recensione che unisse analisi e sentimento. Il nostro testo è stato premiato, il 27 settembre, con il primo posto come migliore recensione a quattro mani da una commissione composta dai referenti del progetto e dalle docenti Beatrice Antonello e Sabrina Scali: un flusso di emozioni e dettagli sulla scena che hanno dato origine a uno splendido capolavoro. Un’esperienza che ci ha insegnato quanto il teatro possa essere non solo rappresentazione, ma anche introspezione, crescita personale e scoperta di sé.
Di seguito la nostra recensione.


Dimenticate tutto quello che sapete su Biancaneve. Niente principi, niente nani, niente mele avvelenate. E, soprattutto, niente ‘‘vissero felici e contenti’’. Lo Specchio della Regina prende quella fiaba che ci raccontavano da piccoli e la trasforma in qualcosa di completamente diverso. Più crudo, più vero. Più nostro. Non è uno spettacolo da guardare: è uno specchio. E una volta che ci hai guardato dentro… non puoi far finta di niente.
Antonio Viganò ed Eleonora Chiocchini hanno creato qualcosa che arriva dritto allo stomaco. È un’esperienza emotiva fortissima, che ti costringe a guardarti dentro. Hanno avuto il coraggio di mettere in scena la fragilità umana in modo vero, senza filtri. Il loro lavoro non intrattiene solo per piacere. Tocca nervi scoperti. Ti mette di fronte a te stesso.
Sul palco, Biancaneve c’è davvero. Ma non è una persona. È un corpo-oggetto, nascosto sotto un bellissimo vestito bianco. Sta lì, perfetta, immobile. Non parla, non si muove. Ma brilla. È un simbolo: la perfezione che tutti rincorriamo, sapendo che non potremo mai davvero raggiungerla. Una bellezza che non cambia mai, che non si spezza mai… ed è proprio per questo che non è davvero viva.
La vera protagonista è la Regina. Ma dimenticate ‘‘la cattiva’’ dei cartoni. Qui è una donna fragile, stanca, tormentata. Cerca una bellezza che non trova dentro di sé. Marica, l’attrice che la interpreta, è straordinaria: non servono grandi discorsi, perché ogni gesto, ogni sguardo, ogni silenzio parla per lei. Il momento in cui si trucca davanti a noi, in scena, è fortissimo: non è vanità, è come un grido che nessuno sente davvero. Cerca qualcosa fuori, perché dentro si sente vuota. E chi non si è mai sentito così almeno una volta?
Lo Specchio non è solo un oggetto: è una persona, un personaggio vivo, interpretato da Jason che ha una presenza scenica pazzesca. Indossa una giacca brillante che riflette tutto: la luce, le emozioni, le paure. E ti poni delle domande mentre lo guardi. Ti vedi nei suoi gesti, nei suoi silenzi, e ti chiedi: ‘‘Mi piaccio davvero? Mi sto accettando per quello che sono?’’
E poi c’è Rocco, che non è un narratore classico. Non parla molto, ma comunica tantissimo. Attraverso il corpo, i suoni, l’intensità. All’inizio trascina una corda lunga, pesante, come se portasse con sé tutte le aspettative e i pesi che ci schiacciano. Ogni suo gesto ha un significato profondo. È come se fosse lui a creare l’aria, la tensione, il tempo.
La scenografia è semplice, ma potentissima. C’è una corda, un vestito bianco, due poltroncine, ‘‘Regina e Specchio’’, fili, sacchi, lampadine. Ogni cosa ha un senso, niente è messo lì per caso. Anche i costumi ci dicono qualcosa e sono pazzeschi. La giacca brillante dello Specchio è impossibile da non notare, sembra quasi che rifletta tutto, come un raggio di luce che ti colpisce in faccia. Poi c’è l’abito rosso della Regina che è qualcosa di unico, e sembra urlare ‘‘guardami!’’. Possiamo paragonare quel rosso al disprezzo che prova verso sé stessa, verso ciò che è davvero. Rocco, invece, indossa una salopette tecnica. Tutti ci dicono qualcosa. Le luci seguono ogni momento, cambiano l’atmosfera e trasformano la scena. Quando arriva la notte e lo Specchio chiama Biancaneve, le luci diventano magia. Le urla isteriche della Regina aggiungono tensione, mentre la musica fa il resto: da Amandoti di Gianna Nannini ai rumori naturali di Rocco, tutto suona intenso. E mentre c’è la canzone, i corpi della Regina e dello Specchio si intrecciano in una danza. 
‘‘Lo Specchio della Regina’’ non è solo una fiaba, è una riflessione su cosa significa cercare la perfezione. Ci insegna che è solo un’illusione. Non esiste davvero, eppure ci consumiamo cercandola. Ma la vera bellezza non sta nella perfezione, nei sorrisi impeccabili e in ciò che gli altri si aspettano da noi. Sta nella sincerità con cui scegliamo di esistere. Sta nel modo in cui ci guardiamo allo specchio e decidiamo di non avere più paura di ciò che vediamo. La domanda non è: ‘‘Come posso essere perfetto?’’ La vera domanda è: ‘‘Come posso essere libero?’’ Lo Specchio della Regina è uno specchio vero, e ci fa capire che Biancaneve è solo un ideale.
E una volta che ci hai guardato dentro… non puoi più ignorare quello che hai visto.

Bono Sabrina, Silvia Graziotto (5U)