INTERVISTA DI FINE ANNO AL NOSTRO DIRIGENTE SCOLASTICO

 


1. C’è mai stato un momento in cui ha pensato “su questo tema non siamo abbastanza presenti?” Se si quale? 

Si, lo penso spesso. Ci sono diversi temi sui quali penso di non fare abbastanza come per esempio il disagio. Anche se ci impegniamo tanto, il tema del disagio sta crescendo sempre di più. Ci sono famiglie e ragazzi in difficoltà e nei prossimi anni vorrei poter fare qualcosa di più per cercare di andare in contro alle esigenze di chi si trova in casi come questi. Altri temi sono ad esempio l’intelligenza artificiale e il progresso digitale, ma comunque ogni scuola si sta muovendo in qualche modo su questi temi.


2. Pensa che i progetti di educazione nella sua scuola abbiano cambiato qualcosa nei comportamenti o solo nei voti di educazione civica?

Nell’ultimo anno grossi episodi di mancanza di rispetto non ci sono stati, ma purtroppo il pregiudizio è ancora presente tra i corridoi scolastici e in molti altri ambiti della vita di tutti i giorni.

I voti di educazione civica non contano più di tanto, in quanto ciò che davvero conta è poter trovare, a scuola o al lavoro, ambienti in cui valori come il rispetto e l’amore per il prossimo vengano rispettati.


3. Che ruolo pensa che abbia l’orientamento? Può essere utile secondo lei per mettere in evidenza le qualità del singolo alunno?

 L’orientamento è fondamentale per far emergere le qualità di ogni singolo alunno. Il mondo e la realtà del lavoro stanno cambiando giorno dopo giorno: orientarsi, quindi, non è solo sapere dove andare in un ambiente già noto. L’orientamento ci mostra cosa la realtà ci chiede per un futuro che muta rapidamente e funge quindi da guida per i giovani alunni, che devono imparare a muoversi in questo mondo in progresso e ad affrontare le sfide che la vita lancia tutti giorni, anche quando docenti e famiglie non possono più accompagnarli nel cammino.


4. Quale novità le piacerebbe introdurre nella scuola? All’inizio della mia carriera avrei voluto introdurre molte novità nella scuola, ma oggi vorrei soprattutto che la scuola fosse scuola, quindi un luogo dove crescere con serenità e imparare tutto ciò che ci può servire nella realtà. Non bisogna, insomma, solo rincorrere ciò che di nuovo arriva dal mondo esterno, anche perché, molto spesso, a motivare certe “mode temporanee” sono gli interessi economici.


5. Ci sono competenze che lei sa essere fondamentali per la vita, ma che la scuola non insegna mai?

Le semplici conoscenze (che la scuola deve insegnare, altrimenti non sarebbe scuola), non bastano più al giorno d’oggi per affrontare questa realtà che cambia ogni giorno. Dobbiamo allenare gli studenti ad avere una mente aperta verso la varietà del reale e dobbiamo insegnare la capacità di accettare gli ostacoli, nella consapevolezza che possono rivelarsi anch’essi come opportunità. Occorre, insomma, la disponibilità ad adattarsi (non passivamente) alle varie situazioni. Tutte queste competenze possono essere apprese nella crescita guidata e nell’esperienza quotidiana della scuola.


Greta Piterà e Zoe Romano