IL DISCORSO INAUGURALE DEL FESTIVAL DELLA POESIA 2025

Il 12 aprile del 1961 Jurij Gagarin, durante il suo volo fuori dall’atmosfera terrestre, trovandosi solo in quell’immensità, provò qualcosa che mai nessun uomo prima di lui aveva provato, così come ebbe a confessare: una immensa, irrimediabile solitudine. Rivelò poi di aver avvertito un autentico terrore rispetto all’opprimente oscurità del cosmo e di aver rivolto con il cuore pieno di angoscia il suo sguardo sperduto verso la Terra. Fu in quel momento che pronunciò parole commoventi verso il nostro pianeta: “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”. Nel punto più lontano dalla superficie terrestre in cui un essere umano si fosse mai avventurato dal momento della sua comparsa circa 200 mila anni prima, quell’esploratore si riscoprì improvvisamente parte di un equilibrio così effimero e straordinario qual è la Natura. Nell’istante stesso in cui l’uomo dava prova della sua grandezza tecnologica e in cui si rispecchiava nell’immagine di Dio grazie alle sue eccezionali capacità, riscopriva immediatamente la sua appartenenza ad un microcosmo tanto bello quanto delicato. Da questa esperienza è possibile comprendere l’espressione HOMO IMAGO DEI (l’uomo immagine di Dio), che insieme a quella altrettanto nota del filosofo maledetto, Baruch Spinoza, DEUS SIVE NATURA (Dio ovvero la natura), va a concludere un semplice sillogismo: HOMO SIVE NATURA (l’uomo ovvero la natura). Dunque è aristotelicamente dimostrato che non può esistere l’Uomo senza la Natura, anzi, l’uomo è elemento pregnante e insostituibile della natura, così come la natura è casa e madre dell’uomo.

L’etimologia del termine NATURA ci svela che si tratta di un participio futuro del verbo NASCOR nella lingua latina, e che ha il significato di “qualcosa che sta per nascere”, “che è sempre sul punto di rinascere”: proprio come l’uomo, identico nelle sue miserie e nei suoi affanni, di generazione in generazione, ma mai uguale a se stesso, mai pago, pronto a compiere un altro passo verso l’ignoto, in perenne rinnovamento.

Da sempre è intercorso un rapporto inscindibile tra uomo e natura, entità solidali e dipendenti l’uno dall’altra, tanto che sarebbe folle negare la loro simbiosi. Dove l’uomo infatti è custode del suo giardino, l’armonia della natura si manifesta in tutto il suo splendore; quando invece il custode agisce con rapacità e barbarie nei confronti della propria madre, l’orrore è destinato a dilagare su tutta la terra.

Tale è dunque la forza di questa compenetrazione che spesso gli artisti e i poeti l’hanno inseguita, come se la natura riuscisse ad accordarsi ai moti alterni del loro animo. Sono stati i poeti a suggellare un legame così intimo, ad esaltare questa invincibile unione. Celebri, a tal proposito, i versi di Lord Byron:

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.

Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria.

Vi è un asilo dove nessun importuno penetra

in riva alle acque del mare profondo,

e vi è un’armonia nel frangersi delle onde…

Non amo meno gli uomini, ma più la natura

e in questi miei colloqui con lei io mi libero

da tutto quello che sono e da quello che ero prima,

per confondermi con l’universo,

e sento ciò che non so esprimere

e che pure non so del tutto nascondere.



Non posso infine che citare le parole di Sebastiao Salgado, giornalista, fotografo brasiliano, scomparso proprio in questi giorni, che in maniera mirabile e originalissima ha illustrato il rapporto tra l’uomo e la natura: al suo Paese è dedicato il Festival della poesia 2025.

Mi sono accovacciato e ho camminato alla sua stessa altezza con le mani e le ginocchia per terra. Da quel momento la tartaruga non è più fuggita… Così ho potuto iniziare a fotografarla. Mi ci è voluta una giornata intera per avvicinarla, tutta una giornata per farle capire che rispettavo il suo territorio.

Forse è questo il compito più grande dell’uomo, la ragione profonda dell’artista: salvare la natura, preservare il mondo.

                                                                                                                   Davide Di Giuseppe