La Prof.ssa Alessandra Grassi |
La professoressa ha spiegato come alcuni social, che apparentemente sembrano gratuiti, in realtà non lo siano; noi non paghiamo concretamente in cifre, ma fornendo inconsapevolmente alcune nostre informazioni. Ma ora una domanda sorge spontanea: cosa diamo noi al web? I soldi che alcuni social percepiscono li guadagnano grazie alla compra-vendita di informazioni e con questo denaro acquistano altre piattaforme: ad esempio Facebook ha da poco comprato una delle piattaforme di messaggistica più conosciute ed utilizzate, Whatsapp , addirittura per il triplo del suo valore. Infatti quando, prima dell'installazione e di un aggiornamento di una certa applicazione, ci vengono proposte delle clausole che spesso non leggiamo e che accettiamo, senza sapere neanche cosa ci venga proposto, vendiamo senza rendercene conto alcune delle nostre informazioni, anche personali.
Un’altra domanda che la psicologa ci ha posto è stata: che cosa perdiamo a postare? Perché si può cancellare una foto, una frase, un video, ma Google ormai lo ha già archiviato. I social ci schedano, partendo dal nostro nome, dalla data di nascita e basandosi sui nostri ‘’pollici in su’’. Schedandoci.
Ci ha spiegato anche il termine PROFILAZIONE, che è un algoritmo matematico che registra i movimenti in rete. Ciò vuol dire che Google sa dove sei, se hai la geolocalizzazione accesa; sa dove passi le tue vacanze, sa cosa compri (in quanto la tua postpay/carta di credito è collegata a internet); sa inoltre cosa mangi o acquisti al supermercato, grazie alle tessere punti.
La Prof.ssa con i nostri rappresentanti d'Istituto |
A questo proposito ci ha mostrato questo video: https://www.youtube.com/watch?v=Dm1ADDs7AjQ
Inoltre ci ha raccontato un episodio, molto significativo, di un ragazzo americano, Justin, che dopo aver giocato con un amico alla play a un gioco di guerra, scrisse all’amico: ‘’Sono così pazzo che ora vado in un asilo e strappo a morsi i cuori pulsanti dei bambini ‘’. Justin, allora, aveva solo 17 anni: minorenne. Aveva stupidamente attivato la geolocalizzazione e la sua vicina di casa, una mamma che giocava allo stesso video game, aveva intercettato la chat. Questa mamma aveva un bambino di circa quattro anni che frequentava l’asilo vicino alle loro abitazioni. Spaventata, decise di chiamare la polizia, che trovò immediatamente Justin e lo arrestò. E non per aver fatto determinate minacce, ma per terrorismo. Ora Justin ha 19 anni ed è ancora in prigione.
L'Aula Magna al gran completo! |
Un’assemblea di Istituto veramente istruttiva!
Alessia Maselli (2AL) e Irene Brioschi (1BL)